Notizie 2012

Intervista a Xan Cassavetes, regista di Kiss of the Damned

Chi era Xan Cassavetes prima di diventare una regista?

Durante  i miei vent’anni sono stata una cantante di una band metal, band nella quale Steven Hufsteter,  l’attuale compositore di Kiss of the Damned, era il chitarrista.  E’ stata la mia fissazione per molti anni e un periodo fantastico della mia vita. Ho incontrato il mio precedente marito Rick quando ha messo la mia band sotto contratto. Abbiamo avuto due figli e ho dirottato il mio sfogo creativo nella scrittura così da poter star loro accanto. Ho iniziato scrivendo sceneggiature e poi ho realizzato che volevo fare un film con me stessa come regista perché le sceneggiature erano un po’ insolite e ho pensato che io fossi la persona migliore per capire come si dovesse lavorarci su.

Che necessità ti ha spinto a scegliere questa storia per esordire?

Beh, stavo cercando di fare film narrativi da molti anni, con storie sempre differenti. Ma Kiss of the Damned si è rivelato il primo che ho veramente portato a termine. E’ stato diverso perché tutte le mie altre sceneggiature che ho scritto erano molto serie e pressoché prive di sense of humor, il che va bene, e a me piacciono ancora molto. Ma, ad un certo punto della mia vita, volevo fare qualcosa di divertente e serio al tempo stesso. Ho avuto l’opportunità di girare in una tenuta nel Connecticut e mentre camminavo per questa casa ho pensato a delle sorelle vampire, ad una solitudine romantica, all’atmosfera di una natura ostile.  Quindi la storia è stata inspirata dalle sensazioni che ho ricevuto da quella casa nella quale ho avuto occasione di effettuare delle riprese.

Com’è stato cimentarsi per la prima volta con un lungometraggio?

Avevo desiderato di essere capace di girare un film da così tanto tempo che mi domandavo se stavo riponendo troppa fiducia nel fatto che sarebbe stata una esperienza così incredibile come me la sognavo, ma è stata ancora meglio. Ho amato effettuare il lavoro preparatorio con il costumista e il responsabile della scenografia, etc…, ero molto a mio agio nel girarlo, ho amato gli attori e il nostro direttore della fotografia, Tobias Datum. E mi è piaciuto moltissimo montare con entrambi i montatori di Los Angeles e New York, Taylor Gianotas e John Lyons, giorno dopo giorno, mettendo il film insieme. E’ stata la parte più intensa nel fare questo film, cercare di trovare ciò che il film voleva essere, avere la possibilità di essere in qualche modo selvaggia nel fare queste scelte. Perfino combattere per tutto ciò per cui fosse necessario lottare è stato un piacere. E’ stato un coinvolgimento al 100 %. Ho dovuto montare la maggior parte del film nella mia cucina con i bambini che correvano attorno quindi per me è stato totalmente un sogno.

Com’è stata l’esperienza del set? (momento più gratificante e quello più difficile?)

Beh è stata un’esperienza stupenda e ha avuto i suoi moment difficili. Essendo una regista per la prima volta e con un molte idee apparentemente strane ha creato di quando in quando qualche fastidioso scetticismo ma non me ne è mai importato granché. Ho avuto dei produttori favolosi e un cast meraviglioso, un magnifico direttore della fotografia e delle persone con una vera vena creativa intorno a me. Abbiamo girato quasi tutto il film nel Connecticut, e questo ha reso tutto più facile logisticamente. Ero un po’ preoccupata per la malattia di Lyme  e per il fatto che gli attori fossero fuori nel bosco. Può sembrare un po’ assurdo ma questo era ciò che mi ha messo più ansia durante la produzione!

Al momento, hai qualche idea per dei progetti futuri?

Sì. Ho due sceneggiature  già completamente scritte nella mia testa, ognuna molto differente dall’altra. Ho ufficialmente finito Kiss of the Damned [il 24 agosto – ndr]  e oggi lo  trascurrerò tutto a scrivere.

Che tipo di cinema e quail registi hanno influenzato il tuo lavoro?

Beh, non mi sono mai in alcun modo prefissata di emulare nessuno, ma ho occasionalmente descritto al direttore della fotografia cosa volevo in termini quali “sai, tipo Nic Roeg” o “un dolly circolare alla Brian De Palma” o “pensa a Zulawkski!". Così abbiamo suggerito questi riferimenti ma dubito che qualcuno possa coglierli perché visto che il contesto è così differente.

Fortunatamente i registi che amo sono gli stessi di Tobias, ma abbiamo essenzialmente solo fatto il nostro lavoro non pensando a nessun altro, concentrandoci solo sul film. In un secondo tempo, durante il montaggio, abbiamo vedere che il personaggio di Mike Rapaport in una scena particolarmente paurosa nella quale facevamo riferimento a Danny Torrence (da Shining), o perfino nella scena della sauna abbiamo riso perché c’erano tutti questi primi piani estremi e avremmo potuto dire che era una sorta di  bizzarro riferimento a Faces (di John Cassavetes), ma ci abbiamo semplicemente scherzato su – quando vedrete la scena saprete perché abbiamo pensato che fosse così divertente.

Come mai hai centrato la tua storia su due personaggi femminili? E come hai scelto le tue attrici?   

Immagino che se si pensa ad un film di vampiri credo che le donne siano solitamente dei seducenti e potenti predatrici.  Sono estremamente incantata da una donna bellissima e le vedo come creature misteriose che spesso non sono consce del loro potere  o non sanno come governarlo e questo mi interessa e mi impressiona. Una donna che è  nettamente o morale  o immorale mi affascina sempre e questo film ha personaggi che rappresentano entrambi gli aspetti, sebbene questo non significhi che una sia totalmente cattiva e l’altra no. Sono stata un’ammiratrice di Roxane Mesquida sin dalla sua interpretazione nei film di Catherine Breillat. Sapevo che sarebbe stata una perfetta Mimi, così sexy e irriducibile. Josephine de la Baume mi è stata fatta notare dalla produttrice Jen Gatien, e quando ho visto il suo bellissimo viso ho riconosciuto nel suo volto il personaggio di Djuna. Anna Mouglalis era una persona che conosceva mia sorella Zoe che mi aveva detto che Anna mi sarebbe piaciuta e infatti è stato così. Lei è spettacolare, e ha fatto di Xenia la diva più empatica, umana e inusuale!