Notizie 2013

Intervista a Rok Biček, regista di Razredni sovražnik (Nemico di classe)

Giulia Ghigi Chi era Rok Biček prima di diventare regista?

Rok Biček Ero uno studente di liceo interessato al teatro e alla recitazione.

GG Perché hai scelto di raccontare questa storia nel tuo film di debutto?

RB La storia si basa su fatti realmente accaduti durante il liceo, quando una ragazza del terzo anno si è suicidata. A questo fatto è seguita una ribellione spontanea dei suoi compagni di classe contro il sistema scolastico, anche se nessuno poteva essere accusato direttamente per la morte della ragazza. Nel corso di una ricerca più approfondita, ho scoperto molto sulle relazioni reciproche fra protagonisti della vicenda e sulle tensioni che a quei tempi esistevano tra di loro. Questo è servito da quadro per la storia e come base per la maggior parte delle scene del film.

GG Com’è stata l’esperienza sul set? (momento più gratificante e quello più difficile?)

RB E’ incredibile quando senti un’energia positiva e la fiducia di tutta la troupe, anche nei momenti più difficili. Durante le prove è stato necessario che ognuno prendesse coscienza di tutti quei sentimenti ed esperienze che aveva represso. Le storie personali che hanno condiviso con me, mi hanno permesso di tirare fuori le reazioni che mi servivano da loro durante le riprese. Molti di loro al momento mi hanno odiato per questo e  probabilmente non avrebbero partecipato al film se avessero saputo quello che li aspettava.

GG Che importanza ha avuto il tuo incontro con il regista Janez Lapajne, che è produttore (per Triglav Film) e co-sceneggiatore del tuo film?

RB Sono entrato nel mondo del cinema da studente di liceo grazie ad un workshop di Janez Lapajne. Da allora ho imparato molto da lui attraverso il lavoro fatto assieme nei suoi ultimi due film. Quelle esperienze sono state impagabili… Quando ho diretto Class Enemy non ero più uno studente, né alla scuola di cinema, né al workshop di Lapajne. Per alcuni questo non è stato facile da accettare e questo ha portato ad un’atmosfera molto difficile e stressante durante le riprese. Ma alla fine non è così male, perché si può sentire questa energia in alcune scene molto potenti del film.

GG Come hai scelto e come hai lavorato con il cast, che include sia giovani attori che professionisti affermati come Igor Samobor?

RB I personaggi del film sono stati creati in due modi. Con i co-sceneggiatori li abbiamo costruiti basandoci sulle situazioni realmente accadute e li abbiamo mescolati poi con le personalità degli attori. Così siamo arrivati ad avere nove personaggi, che rappresentano il profilo di tutta la classe. Io e il mio assistente abbiamo poi cercato questi personaggi tra i veri studenti di liceo.

Anche se il personaggio del maestro si ispira al mio professore di matematica, era comunque indispensabile avere Igor Samobor e avevo alcuni suoi tratti caratteriali in mente durante la creazione del personaggio principale del film. Penso che la combinazione di attori professionisti e non sia interessante solo se si può approfittare dell’energia che si crea tra di loro. E di proposito ho voluto che non ci fosse alcun confronto fra loro prima dell’inizio delle riprese. Forse questo approccio sembra strano, ma nel mio caso è risultato essere molto efficiente.

GG Quale immagine della Slovenia vuoi rappresentare nel tuo film? Vedi Class Enemy come un ritratto generazionale della gioventù slovena?

RB Penso  che l’arte (cinematografica) debba affrontare sia le questioni che riflettono sulla società di una singola nazione che problemi sociali più globali. Class Enemy si propone di fare ciò attraverso il microcosmo degli studenti liceali, che sono una generazione estremamente vulnerabile. La rivolta degli studenti contro il sistema scolastico, che è simboleggiato dal maestro severo, è un riflesso della generale insoddisfazione in una società che coglie ogni motivo, giustificato o meno, per ribellarsi contro  norme sociali consolidate. Solo una persona non oppressa da quella stessa società può fungere da specchio. Per questo motivo, il personaggio dell’immigrato cinese, il quale afferma “voi sloveni o uccidete voi stessi o l’altro”, riassume la frustrazione di tutta la società slovena. La prima parte della sua dichiarazione deriva dal fatto che noi sloveni siamo una delle nazioni con il più alto tasso di suicidi al mondo. La seconda, invece, richiama le uccisioni di massa perpetrate al termine della seconda guerra mondiale, quando i partigiani si vendicarono contro i collaborazionisti sconfitti. Entrambi i problemi sono ancora fortemente presenti nella società slovena di oggi, e sembra proprio che rimarrà così.

GG Idee per progetti futuri?

RB Sto già girando un documentario, La Famiglia, in cui seguo un ragazzo lungo sette anni della sua vita. All’età di 14, dovendo già prendersi cura dei genitori, mentalmente disabili, e di suo fratello maggiore, nato con la sindrome di Down, il protagonista ha trascorso una gioventù isolata dai suoi coetanei, per poi perdersi nella realtà virtuale, cercando così di sfuggire ai suoi problemi.