Giulia Ghigi Chi era Abdellah Taïa prima di diventare un regista?
Abdellah Taïa Ero uno scrittore. E sono ancora uno scrittore. Ho pubblicato otto libri in Francia in lingua francese. Alcuni di loro sono tradotti in altre lingue ( e pubblicati in USA, Italia, Germania e altri paesi). L’esercito della salvezza è stato il primo romanzo.
GG Quale necessità ti ha spinto a scegliere questa storia per esordire?
AT In realtà, non ho scelto. Un produttore francese, Claude Kunetz, ha letto il romanzo e mi ha contattato. Mi ha detto che avrei dovuto fare un film con questa storia. In un primo momento non ero particolarmente entusiasta a questa idea. Mi ci sono voluti due anni per dimenticare questo libro e per reinventarlo in un film, in un progetto cinematografico. Questo è l’aspetto più importante: le immagini che hai in mente, le vuoi realizzare, per raccontare una storia, frammenti di una storia.
GG Perchè, oltre alla letteratura, hai scelto il cinema come mezzo di espressione artistica?
AT Il cinema è la mia grande ossessione. Il cinema è per me vita. Il cinema mi ha salvato quando ero un adolescente povero in Marocco. I film egiziani, che a quell’epoca ho guardato moltissimo alla televisione marocchina, erano come una terra promessa per me. Una voce. La strada da seguire. Libertà. Volevo essere e fare parte di quelle immagini. Non ho mai scelto il cinema: un giorno mi ci sono trovato completamente immerso. Il mio modo di pensare (anche in modo molto ingenuo) è molto influenzato dai film, i film arabi. I miei libri sono pieni di film.
GG Com’è stata l’esperienza sul set? (Il momento più gratificante e quello più difficile?)
AT E’ stato molto intenso, molto difficile. Molto difficile. Una lotta. E al tempo stesso, è stato anche in qualche modo spirituale. Il cinema si occupa dell’invisibile. E questo è qualcosa che non si può ottenere facilmente sul set. Ero stanco e felice. Sono stato sia dittatore che madre con la mia troupe. E, naturalmente, voglio continuare a fare film …
GG Il film è basato sul tuo romanzo autobiografico L’armée du salut. Com’è stato il lavoro di adattamento della sceneggiatura ?
AT Non so rispondere a questa domanda. Non ho riletto il libro. Mi sono concentrato sull’idea di fondo: l’itinerario di un giovane marocchino omosessuale all’interno del suo quartiere a Casablanca e della sua famiglia. Ho cercato di trovare nuove immagini, nuove scene che non ci sono nel libro. E, cosa più importante, ho cercato di trovare il modo giusto per raccontare tutto questo senza troppi dialoghi .
GG Il film è stato girato in Marocco: ci sono stati problemi durante le riprese?
AT Solo una settimana prima di iniziare le riprese, degli studenti islamici hanno manifestato contro un convegno sui miei libri che si sarebbe dovuto tenere all’Università di El-Jadida: non hanno permesso al professore di tenere il suo discorso. I media marocchini ne hanno parlato molto. Quindi credo si possa facilmente immaginare l’impatto che questo avvenimento ha avuto sulle riprese. E su di me… Sebbene sia ovunque, l’omosessualità non è molto gradita in Marocco.
GG Perchè la scelta di Agnès Godard come direttrice della fotografia?
AT Perché mi sono innamorato delle sue immagini nel film di Claire Denis Nénette et Boni. L’ho visto in Marocco quando avevo 18 anni . E, da allora, sognavo di lavorare con lei un giorno. Sono molto fortunato che lei abbia accettato di seguirmi in Marocco e di aiutarmi a reinventare le mie immagini personali. E’ una grande donna e un grande artista.
30.08 — 09.09